31 ottobre 2024 - Staff
“L’aliquota del 42% è discriminatoria e controproducente,” spiega Michele Mandelli, Managing Partner di CheckSig. “Dal 2023, i digital assets sono pienamente integrati nella normativa fiscale italiana, e le imposte sulle plusvalenze da Bitcoin e cripto si pagano esattamente come per qualsiasi strumento finanziario, al 26%. Aumentare le aliquote in modo così drastico è ingiustificato e rischia solo di creare sfiducia. Il vero passo avanti non è una tassazione eccessiva, ma l’integrazione degli strumenti giusti per migliorare l’efficienza della raccolta fiscale”.
CheckSig Clear, una piattaforma già operativa, permette infatti agli intermediari di trattenere automaticamente le imposte sugli investimenti in cripto, con gli stessi meccanismi di sostituto d’imposta utilizzati per gli altri asset finanziari. In questo modo, exchange e anche banche tradizionali possono offrire ai loro clienti servizi cripto sicuri e fiscalmente conformi, garantendo una raccolta delle imposte semplice e sistematica senza bisogno di aliquote punitive.
Con il regolamento europeo MICA (Markets in Crypto-Assets), oltre 500 banche e intermediari italiani avranno la possibilità di offrire digital asset, favorendo l’integrazione delle criptovalute nei sistemi bancari tradizionali. “L’attuazione di MICAr rende l’integrazione delle cripto nelle banche una realtà imminente,” prosegue Mandelli. “Non c’è bisogno di nuove imposte: una fiscalità equa e ottimizzata per le cripto è già possibile grazie agli strumenti attuali”.
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