Staking

Aggiornare la blockchain è un vero e proprio lavoro, per questo bisogna fornire un incentivo economico se si vuole che qualcuno lo svolga. La ricompensa è l’incentivo per questo lavoro, fondamentale per mantenere la rete sicura, proteggendola da frodi e attacchi.

L’importo messo a collaterale di garanzia può essere confiscato (slashing) in caso di comportamenti disonesti nell’aggiornamento della blockchain. Tuttavia, se si opera onestamente, il rischio è solo teorico. Per questo è fondamentale affidarsi a piattaforme affidabili come CheckSig che, oltre alla sua competenza tecnica, offre coperture assicurative e adotta alti standard operativi certificati da attestazioni SOC.

Inoltre, la ricompensa da staking è variabile e dipende dalle condizioni di mercato. Quanto realizzato in passato è solo indicativo e non vi è certezza che la ricompensa futura sia comparabile.

Infine, restano ovviamente sempre validi i rischi connessi alla detenzione di cripto, tra cui la volatilità del valore attribuito dal mercato.

Sì, le nostre garanzie assicurative coprono tutta l’operatività CheckSig, su tutte le cripto. Inoltre, lo staking gode di ulteriori coperture assicurative fornite da nostri partner.

Il vantaggio principale dello staking è la ricompensa associata al lavoro di aggiornamento della blockchain.

Inoltre, lo staking contribuisce alla sicurezza della blockchain: guadagni per il tuo lavoro perché ne beneficiano tutti.

Non è possibile vendere direttamente le cripto in staking senza riportarle prima in custodia semplice (unstaking). Lo puoi fare in ogni momento, senza vincoli di importo, con la massima flessibilità.

Nessun altro svantaggio.

Per ora (settembre 2024) con CheckSig puoi mettere in staking Ether e Solana. Prossimamente allargheremo il servizio a tutte le cripto Proof-of-Stake da noi supportate in custodia.

No, per le cripto Proof-of-Work come Bitcoin non esiste il concetto di staking. L’aggiornamento della blockchain è sempre remunerato ma richiede significativi investimenti in hardware e comporta alti costi operativi, risultando quindi alla portata solo di grandi gruppi industriali.

Chi consente lo staking di Bitcoin sta in realtà fornendo servizi di lending, yielding o farming, cioè prodotti finanziari che comportano rischio di credito e che non possono essere offerti ad oggi da operatori cripto.

Lo staking non va confuso con yielding, farming o lending. Questi ultimi sono prodotti finanziari il cui rendimento remunera, implicitamente o esplicitamente, il prestito delle cripto a una terza parte, che potrebbe non restituirle.

Al contrario, lo staking è un lavoro, non un prodotto finanziario: la cripto non è data in prestito ma messa a garanzia dell’impegno a svolgere onestamente il lavoro di aggiornare la blockchain. La ricompensa ottenuta è il compenso per questo lavoro.

Purtroppo, molti operatori sono ambigui e chiamano tutto staking, sebbene questo termine andrebbe riservato solo allo staking protocollare nativamente previsto dai protocolli Proof-of-Stake.

È l’aggiunta della ricompensa ottenuta all’importo inizialmente messo in staking, permettendo di guadagnare sia sull’importo iniziale che sulla ricompensa accumulata. Col tempo, questo effetto di composizione aumenta significativamente la ricompensa complessiva, specialmente nelle strategie di staking a lungo termine.

Lo staking composto funziona in modo simile all’interesse composto nella finanza tradizionale, dove si guadagna interesse sia sull’investimento iniziale che sugli interessi maturati.

Lo staking di Solana è sempre composto, perché la ricompensa è pagata in Solana già in staking (stkSOL); per Ether, invece, è necessario inserire un ordine di staking esplicito per la ricompensa (ETH) appena ottenuta.

Sì, a livello protocollare c’è questo limite, ma CheckSig consente il pool staking: mettiamo insieme i fondi dei diversi clienti che fanno staking su Ether e aggiungiamo nostri fondi di proprietà per raggiungere un multiplo di 32 ETH.

Ovviamente, la ricompensa è divisa in base a importi (pro quota) e periodi (pro rata temporis) del collaterale di garanzia fornito.

I protocolli Proof-of-Work seguono una logica “preventiva”, richiedendo un lavoro estremamente impegnativo e costoso, tipicamente alla portata solo di grandi gruppi industriali, che viene successivamente compensato solo se svolto onestamente.

Al contrario, i protocolli Proof-of-Stake utilizzano una logica “punitiva”, confiscando il collaterale di garanzia in caso di comportamenti disonesti. Il lavoro da svolgere è più semplice, alla portata di tutti, anche perché l’unico prerequisito è dare in pegno di garanzia un importo cripto.

Ci sono molte risorse online, ad esempio questa pagina per Ether o questa per Solana.